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Kissinger argine della Casa Bianca alla giusta rivoluzione del 68

Pubblicato: 30-11-2023

L'ex segretario di Stato e le manovre per disinnescare il cambio di paradigma reclamato dai giovani

La morte di Henry Kissinger non cancella il male che la sua politica ha disseminato nel mondo. E’ stato un esempio del vero potere privo di ogni preoccupazione per le tragedie causate dalla sua politica nel lungo periodo in cui è stato a capo della diplomazia americana, e anche negli anni successivi come ispiratore di politiche in cui l’esercizio del potere doveva prevalere per sottomettere l’ideale della libertà e della piena democrazia. Dalla fine del 1968 al 1977, Kissinger si affermò come uno dei funzionari più potenti della storia del XX secolo.  Per una parte di quel tempo, fu l’unica persona a ricoprire contemporaneamente il ruolo di consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di stato, due lavori molto diversi che lo resero contemporaneamente responsabile della definizione e dell’attuazione della politica estera americana. Se le sue origini ebraiche tedesche e il suo accento inglese lo distinguevano e gli conferivano una identità di singolare forza attraente, la facilità con cui esercitava il potere lo rese un avatar naturale per uno stato di sicurezza nazionale americano che crebbe e guadagnò slancio nel corso del XX secolo, come un organismo che sopravvive espandendosi.

Un periodo della storia del XX secolo, che possiamo definire il “grande rifiuto di una generazione”, quello che più comunemente è indicato come il movimento giovanile del 1968. Un periodo di intensa attività politica e sociale che attraversò tutti i continenti, e che ha riferimenti storici, mitici e ideali tra loro in parte differenti, in cui i giovani manifestarono il loro dissenso nei confronti della società, inclusa la politica estera degli Stati Uniti. In quei momenti di aspra tensione sociale, che coinvolse artisti come il premio Nobel Bob Dylan e il filosofo Hebert Marcuse, il centro della critica divenne il ruolo del Segretario di Stato degli Stati Uniti Henry Kissinger,  una figura controversa in quel contesto politico, specialmente a causa del suo coinvolgimento nella gestione della guerra del Vietnam e in altre disastrose avventure totalitarie condotte a livello internazionale,  che sconvolsero la vita di milioni di cittadini.

I movimenti giovanili del 1968 erano caratterizzati da una critica radicale nei confronti dell'establishment, della guerra, del razzismo e delle disuguaglianze sociali. Molti studenti e giovani attivisti si unirono a proteste di massa, dimostrazioni e manifestazioni per esprimere la loro opposizione alla politica statunitense, inclusa quella guidata da Kissinger. Il coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam era uno dei principali motivi di protesta. I giovani vedevano la guerra come ingiusta e immorale, e la figura di Kissinger era associata alle decisioni politiche che avevano portato a un conflitto prolungato e devastante. Le proteste contro la guerra erano spesso accompagnate da richieste di cambiamenti sociali e politici più ampi. Inoltre, Kissinger è stato criticato per il suo coinvolgimento in questioni come il bombardamento segreto del Laos e il coinvolgimento degli Stati Uniti nel colpo di stato in Cile nel 1973, che portò al rovesciamento del governo democraticamente eletto di Salvador Allende.  La politica estera degli Stati Uniti, durante quel periodo, fu influenzata dalla Guerra Fredda e dalla percezione della minaccia comunista, un risultato della teoria elaborata da Kissinger per contrastare l’Unione Sovietica e il diffondersi del pensiero Marxista nella parte del mondo sottosviluppato. In questa situazione manipolata da Kissinger con l’intento di impedire l’instaurarsi di sistemi marxisti o progressisti o comunque in contrasto con gli interessi americani, l'amministrazione Nixon decise di appoggiare attivamente il rovesciamento di governi considerati filo-comunisti, anche se questo significava il sacrificio della democrazia.

Riflettendo su quei momenti è impossibile rintracciare nella linea di condotta di Kissinger un disagio per gli avvenimenti che la sua politica produceva, anche se ben cosciente del fatto che le azioni rendevano vuoti i concetti americani di difesa dei diritti umani e del diritto internazionale, quando proprio a causa dei bombardamenti – spesso massacranti indiscriminatamente i civili –  il mondo poteva  comprendere come da parte dell’America, e del suo teorico Kissinger, nulla era previsto per migliorare le condizioni dei disastri sociali con cui si  concludevano le operazioni di guerra condotte nel Vietnam, nel Laos, nella Cambogia e in altri paesi; semmai, indicava semplicemente fino a che punto gli Stati Uniti si sarebbero spinti per esprimere il proprio disappunto nel perdere la sua battaglia contro il marxismo. Da quella parte del mondo che lo contestava forte si sentiva l’accusa contro Kissinger di avere sostenuto campagne di genocidio in molte parti del mondo. L’accusa di essere stato il Cile il suo capolavoro è indiscutibilmente provata e fondata: è stato accusato di aver gettato le basi per un colpo di stato militare che ha portò alla morte di Salvador Allende, il presidente eletto di sinistra, inaugurando un terribile periodo di governo autocratico, massacratore del popolo cileno. Oggi possiamo affermare, perché storicamente provato, che la mentalità di Kissinger portava un messaggio brutale e che l’America ha spesso trasmesso alle proprie popolazioni emarginate: ci preoccupiamo della democrazia per noi, non per loro. Poco prima della vittoria di Allende, Kissinger aveva detto: “Le questioni sono troppo importanti perché gli elettori cileni possano decidere da soli”.

Le proteste contro Kissinger e la politica estera degli Stati Uniti del periodo erano parte integrante di un movimento più ampio che cercava di portare cambiamenti significativi nella società e nella politica. Questi movimenti hanno avuto un impatto duraturo sulla cultura politica e sociale di molti paesi e hanno contribuito a plasmare le discussioni e le politiche degli anni successivi. Ne è valsa la pena? Possiamo dire che purtroppo la storia è tornata al punto di partenza. L’autocrazia non è morta, anzi, si sta diffondendo in tutto il mondo, acuita dalla guerra voluta dalla Russia con l’invasione dell’Ucraina, la Cina si prepara all’invasione di Taiwan. Israele sta conducendo una dura guerra su Gaza a un ritmo che ha suggerito ancora una volta a gran parte del mondo una manca di equilibrio, quando non di violazione, nell’abbracciare le leggi e le norme internazionali. Ovviamente, tutto questo non possiamo imputarlo al personaggio Kissinger. Ma la sua storia, che si intreccia con gli avvenimenti del mondo odierno, dobbiamo ripassarla per comprendere come sia importante, anche nell’imperfezione che caratterizza il comportamento umano. Imparare dal passato, poiché la storia è cioè che tiene insieme una democrazia multirazziale e ci fa comprendere come un bambino di Israele è uguale in dignità e valore ai nostri figli e che se vogliamo ritrovare la strada della pace dobbiamo ripensare i valori che spinsero tanti giovani nel lontano 68 a battersi per la pace e la libertà.

Alberto Angeli

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