Michele Achilli, socialista
Ringrazio Elena Buscemi presidente del Consiglio Comunale di Milano per la sua presenza e il suo contributo, ringrazio della presenza Daniela Achilli.
Spetta a me una breve introduzione.
La vostra partecipazione e i tanti messaggi che abbiamo ricevuti in questi giorni, anche da parte di coloro che purtroppo oggi non possono essere qui, dimostrano l’opportunità di questo incontro e l’importanza che attribuiamo per averlo organizzato qui a Palazzo Marino dove Michele Achilli iniziò la sua storia politica come consigliere comunale nel 1964, per poi essere parlamentare quasi ininterrottamente da 1967 al 1992 prima deputato e poi senatore.
La definizione più pertinente che abbiamo raccolto in questi mesi, tra tutti coloro che hanno voluto testimoniare l’impegno politico di Michele Achilli, è stata quella di “Achilli come protagonista del socialismo italiano”, in un momento in cui già il PSI era protagonista della vita politica.
Un protagonista, generoso e coraggioso.
Che partendo dalla pratica del “urbanista condotto”, cioè di colui che si sente impegnato a curare i mali della città e non a trasformare aree per la pura valorizzazione immobiliare, era diventato militante e dirigente socialista, al servizio delle cause più nobili del socialismo. E poi tra il 1977 e il 1984 leader della corrente “Sinistra per l’Alternativa”.
Come è stato scritto: “Achilli ha vissuto da protagonista le tre grandi stagioni del riformismo socialista di sinistra: la politica e la pratica delle riforme di struttura della grande stagione lombardiana, nei suoi risvolti concreti ed anche locali; la scommessa sull’alternativa, maturata nel corso degli anni settanta; e, infine, la grande stagione dell’internazionalismo socialista degli anni ottanta”.
È in questa frase la sintesi migliore per ricordare oggi la figura e l’opera di Achilli, che ci fa scoprire oggi la sua straordinaria attualità.
Addirittura, un viatico per chi volesse oggi essere socialista e diveltarlo.
Primo. L’attualità della politica delle riforme, vere e proprie vertenze, vere e proprie battaglie, che lui condusse al fianco del movimento dei lavoratori, dei sindacati e degli studenti, e che portò in porto anche contro l’opposizione di alcuni settori della Dc e contro l’indifferenza e la gelosia dell’allora PCI.
Le riforme urbanistiche e in particolare la legge sulla casa del 1971, con l’obiettivo della casa come diritto e servizio sociale, per dare la casa a tutti anche a coloro che non avevano i mezzi per comprarsela.
Purtroppo, dopo qualche decennio in cui quella legge funzionò benissimo, oggi le cose sono molto peggiorate: governi ed enti locali sembra che abbiano voluto perdere definitivamente quella partita e abbandonare la politica per la casa come servizio sociale.
Secondo. L’attualità del suo impegno per la politica internazionale, che lo vide artefice, a volte anche in contrasto col proprio partito, il Partito Socialista, nella battaglia per il disarmo, per la cooperazione internazionale e per la Pace nel Mondo. Contro la cultura della Guerra.
Achilli fu tra i pochi che capì anche all’interno del mondo socialista l’importanza della politica estera.
Qui Achilli, prima segretario della commissione Esteri della Camera, e poi presidente della commissione Esteri del Senato, (incarichi voluti dal PSI, che nonostante le divergenze interne, gli riconobbe sempre e comunque grande capacità e autorevolezza), lavorò su molti fronti, dall’Africa all’ America Latina, al Medio Oriente, stringendo rapporti con gran parte delle sinistre socialdemocratiche europee.
Difronte all’attualità dei giorni drammatici che stiamo vivendo, ci sentiamo obbligati a ricordare come Achilli seppe essere l'uomo del dialogo, fra palestinesi e israeliani, per la pace in Medio Oriente e per affrontare concretamente la questione palestinese.
Fu vicino ad Arafat, ma anche vicino ai laburisti israeliani.
Fu lui a condurre la battaglia prima nel PSI e poi in parlamento per il riconoscimento dell’OLP, come legittimo rappresentante del popolo palestinese.
Fu lui che, in nome della necessità di risolvere la questione palestinese oggi drammaticamente ancora aperta, perseguì con assoluta coerenza l’obiettivo di “DUE POPOLI DUE STATI”.
Ciò non impedì ad Achilli di essere dapprima vicino ad Arafat ma poi di rompere con lui nel 2000 in occasione del suo rifiuto alla proposta di riconoscimento di uno stato palestinese in Cisgiordania e nella striscia di Gaza. Proposta avanzata dal Presidente Clinton e da Barak nel vertice di pace di Camp David.
Pensavo ieri seguendo la cronaca di queste ore, come il mondo avrebbe bisogno oggi di qualche Achilli in più e come Israele avrebbe bisogno di un nuovo Rabin, con il quale Achilli ebbe molti rapporti.
Terzo. Infine l’attualità della questione socialista.
Una questione importantissima per una sinistra che in questo momento è molto debole, che non si vede come possa avere una prospettiva se non riesce ad indicare una politica di forte alternativa alla destra.
Una destra che invece è sempre più forte. Una destra politica che oggi governa l'Italia, ma soprattutto una destra economica e finanziaria che ha in pugno la politica di tutto il mondo occidentale.
Concludo, ricordando soltanto come Achilli seguì con passione la storia socialista, anche negli ultimi anni e partecipò fino alla fine là dove ritenne giusto dare il proprio contributo.
Sostenne con convinzione la lista dei “Socialisti per Milano” alle elezioni comunali del 2021 e partecipò recentemente alla presentazione del primo numero di Critica Sociale al Centro Brera il 25 febbraio di quest’anno.
Ancora grazie a tutti voi.
Roberto Biscardini
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