La giubilazione di Fazio colpisce il Pd, non la sinistra
Con la giubilazione di Fazio a perderci è il Pd, del quale in tutti questi anni Fazio è stato megafono, non certo la sinistra, la cui narrazione (usiamo il termine adoperato dal presentatore) dovrebbe essere qualcosa di più complesso e profondo dello schemino buonista-veltroniano-oltrista che egli ci ha propinato con le sue trasmissioni. Fazio rimane stritolato da un ingranaggio che ha egli stesso contribuito a alimentare, quando ha accettato di fare da portavoce ai vari segretari del Pd (si pensi a tutto lo spazio senza contraddittorio concesso al presidente della Campania, De Luca, diventato con i suoi pittoreschi show il front-man del partito durante la pandemia): se le regole d'ingaggio erano queste, né lui, né i suoi sostenitori possono lamentarsi della sua esclusione dai palinsesti ora che il Pd è all'opposizione. Francamente, il fatto che scopra adesso la perversa logica dello spoil system, che ha trasformato l'azienda radiotelevisiva pubblica in bottino di guerra a disposizione di chi vince le elezioni, fa abbastanza sorridere.
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