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Le nuove identità del fascismo

Pubblicato: 19-12-2023
Rubrica: Dibattiti
Le nuove identità del fascismo

Il XX secolo ha impartito al mondo lezioni molto severe, che oggi scopriamo non sono state apprese coscienziosamente e intelligentemente: Russia, Cina, Argentina, Ungheria, Olanda, Italia, un campionario incompleto dei sovranismi e nazionalismi nel mondo con inclinazioni fasciste.  Vladimir Putin, coglie la fine di questo anno (con 4 ore a reti unificate) per farneticare su “Russky mir” (il mondo Russo), mentre le vittime della sua guerra imperialista superano le 350.000 nel suo esercito e oltre 120.000 quelle della parte aggredita, l’Ucraina. Ma a lui non basta, e copre con il silenzio quanto avvenuto nel Nagorno-Karabakh, mentre oltre 120.000 armeni sono costretti a fuggire per non subire la sorte di sterminio toccata ad altri connazionali, senza che nessuno, neppure l’ONU, sappia cosa intenda fare l’Azerbaigian. In Israele, Netanyauh, seguendo il suo istinto annessionista e odiatore del popolo palestinese, dopo avere fatto combutta con Hamas, si trova oggi coinvolto in una guerra proprio contro Hamas e a farneticare la liberazione di Gaza massacrando il popolo palestinese.  Continuando su questa insostenibile linea di cieca guerra condotta nel vuoto di una strategia, senza piegarsi alla richiesta di una tregua e all’apertura di una trattativa per pervenire ad una pace che definisca il ruolo di due stati e due popoli, si troverà il mondo contro e l’abbandono dei suoi iniziali sostenitori, che già non nascondono la stanchezza a sostenere questa scriteriata guerra. In Cina, le cose non vanno meglio.  Xi Jinping parla di "ringiovanimento del popolo cinese", mentre ha chiuso più di un milione di uiguri nei campi di concentramento e non manca di minacciare Taiwan e i suoi 23 milioni di cittadini.

La storia c’insegna che queste manifestazioni di potere e mire imperialiste sono la caratteristica fisiognomica e didattica di progetti fascisti. E’ un giudizio pesante, e purtuttavia le parole sono al di sotto della verità che i fatti, i soli fatti ci mostrano con inoppugnabile evidenza. La grammatica che unisce queste tendenze mette in risalto l’omogeneità di una visione in cui lo scopo è ridisegnare un’estensione dei confini in cui contenere, costi quel costi, l’idea di una nuova nazionalità etnicamente indirizzata a ridefinire i contenuti culturali di una nuova società civile, rimodellandone la formazione all’ubbidienza e alle esigenze della guerra. Si tratta di una logica che porta a perseguire progetti etniconazionali che richiedono, per la sua costruzione e consolidamento, grandi sofferenze da parte dei popoli  presi di mira e di quelli coinvolti in questa visione fascista. La Russia vuole il suo impero, la Cina guarda a Taiwan e al mare della Cina meridionale, il nuovo Presidente dell’Argentina Javier Milei ha scatenato la reazione di Maduro, che lo ha definito nazista, pure lui eletto capo del Venezuela e già pronto ad estendere la sua sovranità sul territorio dell'Essequibo appartenente alla Guyana. La sintomatologia del fascismo infetta una parte rilevante del mondo e si dimostra un progetto con diverse modalità di identificazione per uno scopo unico, che costituisce un pericolo per la tenuta della pace e degli equilibri globali, su cui finora ha potuto mantenersi una convivenza affermatasi come un ordine mondiale di equilibrio delle rivalità commerciali e finanziarie e quindi di oltre 75 anni di pace.  

Si tratta a ben considerare di una rappresentazione, quella fin qui esposta, in cui la costante interpretativa è data da una visione del mondo a somma zero, recuperando qui l’idea coniata da Lester Thurow, secondo la quale il mondo è diviso in nazioni, più precisamente in etnie esclusivamente nazionaliste, in continua lotta per estendere il potere su altri territori, specie se conservano ricche risorse naturali importanti e utili ad accrescere il potere, che diventa preminente per il controllo e il dominio delle vie commerciali. D’altro canto, se andiamo a ripassare la storia scopriremo che fu questa la logica imperialista che scatenò la seconda guerra mondiale, voluta e sostenuta dall’Italia fascista e dalla Germania nazista, mentre dall’altro capo del mondo, nel sud est asiatico, si propose il Giappone imperialista. Scopriremo, allora, quanti orrori ed errori furono commessi per avere sottovalutato i sintomi di quella malattia infettiva che travolse il mondo in modo terribile.

Nel 2024 si voterà in molti paesi importanti: In Russia, negli Stati Uniti e per il rinnovo del Parlamento dell’UE, per citarne alcuni tra i più importanti, mentre nulla lascia presagire che si fermeranno le due guerre in corso, che si svolgo ai confini dell’Europa. Putin ha dichiarato che si ripresenterà candidato alla Presidenza della Federazione Russa. Non ci sono da fare predizioni, Putin non ha rivali e sarà rieletto, e così il suo dominio e il suo terrore continueranno a tenere il mondo sotto scacco. Sul fronte americano, i sondaggi che la stampa americana somministra ci dicono che Trump è avanti di oltre 4 punti su Biden, un Presidente su cui pesa l'impeachment per i guai del figlio. Da alcuni anni l’America vive uno dei momenti più difficili, fin dal primo giorno in cui Trump assunse il potere che gli consentì di imporsi sulla scena politica del paese e del mondo, e da lì, dalla Presidenza, modellare una forza di neo-fascismo che scatenò il 6 gennaio 2021, contestando il risultato del voto per il rinnovo della Presidenza che lo vide perdente, con l’assalto al Senato. Ma l’eventuale vittoria di Trump, nel 2024, non sarebbe un dramma solo per il popolo americano, poiché se diamo credito alle sue parole e ai suoi disegni politici riguardo alle alleanze e all’ordine internazionale che conosciamo, il mondo sarà sottoposto ad uno scombussolamento inimmaginabile. E sarebbe soprattutto l’Europa a pagarne il prezzo maggiore, perché sarebbe lasciata sola di fronte alle guerre in corso e a vedersela con la Russia e i problemi medio-orientali. A questa sorprendente prospettiva si aggiunga la possibilità di un’affermazione, nel voto per il nuovo parlamento europeo, di una vittoria delle destre estreme.

 Tutti questi movimenti reazionari hanno storie e programmi distinti, e tuttavia non possiamo ignorare che l’analisi ci svela che assistiamo al consolidamento di un fenomeno globale, un'estrema destra che è più che felice di combinare nazionalismi revanscisti con un coordinamento internazionale, e che pur nelle rilevabili differenze interne ( si prenda il caso dell’Italia guidata da una Presidente del Consiglio con profonde radici nel fascismo e dalla seconda carica dello stato che non ha ancora pronunziato una sua identità con l’antifascismo su cui si fonda la Carta Costituzionale del Paese),  nella visione economica, nell’enfasi sulla moralità religiosa e nella prospettiva geopolitica. Scopriamo così che questa ondata planetaria di autoritarismo converge attorno ad elementi fondamentali quali una versione della teoria del grande sostituto”, il mito razzista secondo cui esiste un complotto globalista con lo scopo di sostituire le popolazioni autoctone con migranti, a cui si aggiunge un’acida morale omofobica e transfobica, secondo cui la società è stata sopraffatta da un’anti-famiglia, e da una ideologia di genere.

L'ascesa dell'estrema destra di oggi è un sintomo morboso della nostra epoca di disperazione, che origina dall’ emergenza climatica, epidemia, guerre, inflazione e recessione, stagnazione capitalista e crescente consapevolezza che la prosperità e la pace di cui il mondo ha fruito lungo questi 80 anni (per quanto breve e irregolare) è scomparsa per sempre. Tuttavia, se riconosciamo che questo ciclo politico reazionario mondiale è un effetto della limitazione dei nostri orizzonti politici, soprattutto della sinistra, allora la nostra risposta deve essere diversa. Forse dovremmo pensare all’appello del filosofo tedesco Walter Benjamin  “ fissare un’immagine dialettica”, come riflessione critica di questa nostra realtà come oggi si presenta e la interpretiamo: non scaricare le patologie del capitalismo contemporaneo sui dannati della Terra, né cercando capri espiatori per placare la nostra paura, ma collettivizzando la nostra condizione catastrofica  rendendoci conto che la sicurezza immaginaria di pochi non può essere acquistata a scapito della disponibilità della maggior parte dell'umanità. Forse, l’invito ai “proletari di tutto il mondo unitevi” ha ancora un suo valore storico per dare un senso alla lotta che ci aspetta per impedire che si affermi la negazione della democrazia. 

Alberto Angeli

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